Evoluzione umana: mosaico sempre più complicato

Dopo il sequenziamento del genoma del Neanderthal (Pikaia ne ha parlato qui) e di quello dell’uomo di Denisova (Pikaia ne ha parlato qui e qui), Svante Pääbo, l’ormai celeberrimo paleogenetista svedese del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, ha colpito ancora. La rivista Nature ha infatti pubblicato nel numero odierno i risultati del sequenziamento del genoma mitocondriale di

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Ecco i primi Homo fuori dall’Africa

Quale specie di Homo è uscita dall’Africa per prima? Un cranio quasi interamente conservato, rinvenuto in Georgia e descritto (insieme ad altri quattro ritrovati nel medesimo luogo) sulla copertina dell’ultimo numero di Science, riapre il dibattito su tale questione. Il reperto, risalente a circa 1,8 milioni di anni fa, possiede infatti caratteristiche per le diverse parti del cranio che fino ad

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L’Hobbit è sempre più una specie a parte

Un articolo (“Hobbits’ Size Not Likely Linked to Growth Disorders”) nella sezione di scienze del New York Times sintetizza l’ultimo articolo scientifico pubblicato su PLoS One sull’Homo floresiensis (“Homo floresiensis Contextualized: A Geometric Morphometric Comparative Analysis of Fossil and Pathological Human Samples”). Ovviamente siamo sempre in attesa di almeno un secondo cranio, che però dopo anni ancora non è stato

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Epigenetica: Lamarck aveva ragione?

Epigenetica: discorsi intorno a una “nuova” scienza con il Prof. Marcello Buiatti – Università degli Studi di Firenze Mercoledì 18 aprile, ore 14.30, Università degli Studi di Milano, aula G09 via Celoria, 20Da qualche anno si sente sempre meno parlare di “genetica” e sempre più di “epigenetica”. Questo termine, che nella formulazione originaria risale già ad Aristotele, sta oggi a indicare tutte quelle

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Piltodown: anatomia funzionale della frode

Ho trovato recentemente un lavoro di qualche anno fa di Yoel Rak e colleghi, sulle variazioni di forma del ramo mandibolare nelle scimmie antropomorfe e negli australopiteci (Rak et al. 2007). Seguendo un approccio semplice e abbastanza lineare, lo studio quantifica una evidente percezione visiva: Australopithecus afarensis ha una forma del ramo mandibolare simile ai gorilla, a differenza di tutte

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“Chi sono io?” disse l’umanzé

Il sito Edge pone il suo quesito annuale, What will change everything?, chiedendo a diversi scienziati, filosofi ed intellettuali, quale fatto, in un futuro prossimo, cambierà completamente la nostra visione del mondo. Richard Dawkins propone il suo fatto epocale: un ibrido tra uomo e scimpanzé, che potremmo chiamare “umanzé” (qui citato sul The Guardian).Tra i limiti assoluti posti dal pensiero

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Finira?

Il più grande dei misteri che la paleoantropologia è chiamata a risolvere è senza dubbio quello relativo allo status del cosiddetto Hobbit, un piccolo individuo di cui possediamo il cranio fossile rinvenuto nel 2003 nell’isola di Flores, in Indonesia, e datato circa 18.000 anni fa. Da taluni viene considerato una buona specie del genere Homo (Homo floresiensis), mentre altri sostengono

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La saga dell’Hobbit continua

Fin dal giorno della sua scoperta nel 2003, la vicenda dell’Homo floresiensis, conosciuto anche come Hobbit, è stata segnata da continue conferme e smentite riguardo il suo status di specie a parte nel cespuglio evolutivo del genere Homo. La controversia, giocata a colpi di pubblicazioni, coinvolge coloro che ritengono l’autenticità di questa specie, come risultato di un processo di riduzione

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