Un nuovo australopiteco al tempo di Lucy

Australopithecus deyiremeda: una nuova specie etiope che va a incrementare le nostre conoscenze sulla diversità degli abitanti ominidi del Pliocene medio
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Australopithecus deyiremeda: una nuova specie etiope che va a incrementare le nostre conoscenze sulla diversità degli abitanti ominidi del Pliocene medio
Continua a leggereUno studio prova a risolvere la controversia della datazione del fossile di Australopithecus di Sterkfontein, in Sud Africa
Continua a leggereUn nuovo fossile scoperto in Etiopia sposta indietro la comparsa del nostro genere di circa 500 mila anni
Continua a leggereAumentano le evidenze di lignaggi evolutivi multipli di ominidi arcaici in Asia. Ma nuove ricerche sono necessarie
Continua a leggereUn’analisi morfometrica sulle ossa metacarpali di molte specie di omini indica che Australopithecus africanus era in grado di maneggiare strumenti
Continua a leggereIl fossile di un ominide vissuto nel Miocene pone nuovi interrogativi sulla storia evolutiva delle scimmie antropomorfe
Continua a leggereIntervista esclusiva a Yoel Rak, tra i massimi esperti mondiali di evoluzione umana: si parla delle ultime controversie sull’origine del genere Homo
Continua a leggereEsseri bipedi ma arrampicarsi sugli alberi. Orrorin tugenensis, un nostro lontano antenato, era un primate davvero eclettico, che concentrava su di sé il meglio delle scimmie arboricole e degli ominini bipedi. Un’analisi minuziosa del femore di questa specie, a cura della Stony Broke University e di un team internazionale di paleontropologi, fornisce nuovi interessanti spunti all’indagine sull’origine del bipedismo.I ricercatori
Continua a leggereDopo il sequenziamento del genoma del Neanderthal (Pikaia ne ha parlato qui) e di quello dell’uomo di Denisova (Pikaia ne ha parlato qui e qui), Svante Pääbo, l’ormai celeberrimo paleogenetista svedese del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, ha colpito ancora. La rivista Nature ha infatti pubblicato nel numero odierno i risultati del sequenziamento del genoma mitocondriale di
Continua a leggereI primi cento anni di Australopithecus
Continua a leggereQuale specie di Homo è uscita dall’Africa per prima? Un cranio quasi interamente conservato, rinvenuto in Georgia e descritto (insieme ad altri quattro ritrovati nel medesimo luogo) sulla copertina dell’ultimo numero di Science, riapre il dibattito su tale questione. Il reperto, risalente a circa 1,8 milioni di anni fa, possiede infatti caratteristiche per le diverse parti del cranio che fino ad
Continua a leggereLa perdita dei denti e il rimodellamento mandibolare dovuto alla rispettiva usura nei primi ominidi del Pleistocene sarebbero stati causati dal consumo di alimenti duri e dal frequente uso di stuzzicadenti. Questo il risultato di una ricerca pubblicata su PNAS che ha analizzato una serie di mandibole omonidi fossili risalenti al Pleistocene e trovate a Dmanisi, in Georgia, e che
Continua a leggereLa mano dell’Australopithecus afarensis, la specie a cui appartiene la nota Lucy, avrebbe presentato caratteristiche sia del gorilla, sia dell’uomo moderno. Questo è il risultato di una ricerca pubblicata su American Journal of Physical Anthropology che si è posta di esaminare i resti fossili della mano appartenenti al ritrovamento A.L. 333 (Hadar, Etiopia, 1990-2007). Lo studio ha prima fornito la
Continua a leggereA cinque anni dalla sua scoperta nel sito di Malapa, in Sudafrica, Australopithecus sediba, specie vissuta poco meno di 2 miliondi di anni fa, torna a far parlare di sé sulle pagine di Science. La prestigiosa rivista americana dedica a questo ominide il terzo speciale, con relativa copertina, dal 2010. Nel primo, datato aprile 2010, venivano descritte le analisi condotte
Continua a leggereGià oltre 3 milioni di anni or sono, gli ominidi iniziarono a differenziare le proprie abitudini alimentari, inserendo nella propria dieta il consumo di piante erbacee accompagnate a frutta, semi e germogli, tipici alimenti condivisi anche con le scimmie antropomorfe. Per giungere a tali conclusioni, un gruppo di ricercatori guidato da Julia Lee-Thorp dell’Università di Oxford ha analizzato gli isotopi
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