Mondi senza maschi

…chissà che pace! Bando a queste osservazioni femministe o gli uomini, sono certa, non andranno più avanti a leggere. Suvvia, un po’ di autoironia! Ad ogni modo, questa non è una fiaba. La vita del cromosoma Y è iniziata circa 170 milioni di anni fa, quando è apparso il gene SRY, determinante del sesso maschile. Da quel momento, neanche a

…chissà che pace!

Bando a queste osservazioni femministe o gli uomini, sono certa, non andranno più avanti a leggere. Suvvia, un po’ di autoironia!

Ad ogni modo, questa non è una fiaba. La vita del cromosoma Y è iniziata circa 170 milioni di anni fa, quando è apparso il gene SRY, determinante del sesso maschile. Da quel momento, neanche a dirlo, le cose hanno cominciato a mettersi male. Per spiegarlo, serve un breve ripasso di citologia. Durante la duplicazione cellulare, i processi di mitosi (per le cellule somatiche) e meiosi (per quelle sessuali) consentono la corretta ripartizione del corredo genico tra cellula madre e cellula figlia. Perché ciò accada nel migliore dei modi, però, i cromosomi (che negli organismi diploidi come l’uomo sono presenti a coppie) devono appaiarsi. In questa fase nelle regioni simili (omologhe) avviene uno scambio di materiale genetico in un processo definito “ricombinazione omologa”. Nelle femmine un X si incontra con l’altro, ma nei maschi? Da quando è spuntato SRY, il nuovo cromosoma è rimasto solo. Fine della ricombinazione.

Perché questo dovrebbe essere un problema?

Per il semplice fatto che, neanche a dirlo, i maschi hanno cominciato ad accumulare mutazioni deleterie in questa zona. Insomma, sono decisamente scaduti in qualità! Così, pian piano, il cromosoma Y ha cominciato a perdere pezzi e diventare sempre più piccolo. Per questa ragione è stato detto che cromosomi come l’Y umano o il W degli uccelli (stavolta nelle femmine, lo ammetto!) sono destinati all’eliminazione. Sarà vero?

Un recente articolo pubblicato su PLoS Biology fa riflettere. Anzitutto occorre osservare che i vertebrati a sangue freddo, come anfibi o pesci, non hanno di questi problemi. I loro cromosomi nel 96% dei casi sono infatti omomorfici. Urgono ipotesi! Secondo l’idea dello “scambio elevato” in questo caso i geni che determinano il sesso, come SRY, cambiano regolarmente, cosicché i segmenti che si sviluppano non hanno tempo di degenerare. In effetti ciò accade, ma abbastanza spesso? Analisi filogenetiche degli anfibi hanno mostrato solo sette transizioni eterogametiche durante l’evoluzione di questo folto gruppo di specie. Il tempo perché un Y diverga da un X, insomma, ci sarebbe! Un’altra ipotesi, dal nome evocativo di “fontana della giovinezza” suggerisce invece che l’integrità possa essere mantenuta da una ricombinazione occasionale anche tra i seppur diversi Y ed X. 

Per dirimere la questione sono saltellate in nostro aiuto le bellissime raganelle. Queste rane hanno cromosomi sessuali omomorfici. I maschi però recano su uno dei cromosomi ben nove marcatori legati al sesso che, neanche a dirlo, non ricombinano! Queste osservazioni valgono per tutte le specie analizzate. Se ne deduce che evidentemente la ricombinazione si è fermata prima del differenziamento delle specie stesse. Nonostante ciò, i cromosomi Y in questi casi sono molto più simili ai cromosomi X conspecifici di quanto non lo siano con Y di altre specie. Inoltre, nelle popolazioni osservate, esistono numerosi aplotipi (varianti) di cromosomi Y. Conclusione: tutte le tre specie analizzate hanno ereditato la stessa coppia XY di cromosomi sessuali da un antenato comune. L’omomorfia non può però risultare da un evento recente di scambio in quanto non giustificherebbe una tale similitudine tra X e Y. Piuttosto deve esistere una occasionale ricombinazione tra i due cromosomi. E’ forse bastato un singolo evento di reversione: un ranocchio geneticamente maschio (XY), ma amorevolmente femmina. In questa situazione si sarebbero diffusi diversi aplotipi Y nella popolazione. In assenza di ricombinazione, la selezione avrebbe lavorato perché si affermasse la variante “migliore” in poche generazioni “scopando via” selettivamente tutte le altre (in un processo detto, non a caso, “selective sweep”).  Ecco spiegato l’arcano: le rane bevono alla fontana della giovinezza!

Non facciamoci quindi ingannare da cromosomi che sembrano giovani e invece sono vecchi maschi camuffati. Che sia l’aver tenuto così in considerazione il loro lato femminile la chiave del loro successo evolutivo?

Ilaria Panzeri

Riferimenti
Stock M., Horn A., Grossen C., Lindtke D., Sermier R., Betto-Colliard C., Dufresnes C., Bonjour E., Dumas Z., Luquet E,, Maddalena T., Clavero Sousa H., Martinez-Solano I. e Perrin E. Ever-Young Sex Chromosomes in European Tree Frogs. PLoS Biology, 9: e1001062 (2011).

Crediti immagine:
Maurizio Bonora
www.mauriziobonora.com