Mendel: solitudine di un umile genio

Un ricordo del padre della genetica nell’anniversario (o quasi) della sua nascita

Nel 1865, durante due conferenze tenute l’8 febbraio e l’8 marzo presso la Società di scienze naturali di Brünn (oggi Brno in Repubblica Ceca), il monaco agostiniano Johann Gregor Mendel espose le sue ricerche sull’ibridazione delle piante di pisello (Pisum sativum). All’epoca le sue scoperte, pubblicate negli atti della Società l’anno seguente, non suscitarono particolare interesse. Come si capirà invece 35 anni dopo, quando il suo lavoro venne riscoperto, esse rappresentarono l’atto di nascita di una nuova scienza, la genetica. Mendel morì abate del suo monastero, oberato da impegni burocratici, senza immaginare minimamente la fama che lo avrebbe atteso.

Nato a Hyn Ice (Slesia asburgica) nell’estate del 1822, in un’umile famiglia di contadini, il giovane Mendel venne subito apprezzato dagli insegnanti per le sue doti intellettuali. Dopo gli studi superiori, venne accolto nel monastero di St Thomas di Brünn nel 1843, con il nome di Gregor. “Terminati i miei studi filosofici, mi sentii costretto a trovare una sistemazione che mi liberasse dall’amara lotta per l’esistenza. Le circostanze decisero la mia scelta vocazionale”, scrisse nel 1850. Si dedicò con passione all’insegnamento delle materie scientifiche (fisica e storia naturale) e, all’Università di Vienna, seguì con grande profitto le lezioni del famoso fisico Christian Doppler e del naturalista Franz Unger. Saranno proprio loro a fornirgli le idee e gli strumenti per affrontare la ricerca che aveva in programma di intraprendere una volta tornato alla quieta vita del monastero: “arrivare alla soluzione di un problema la cui importanza non può essere sopravvalutata in rapporto alla storia dell’evoluzione della forma organica”, ovverosia la stabilità o meno della specie. Dunque “trovare una legge generale che governa la formazione e lo sviluppo degli ibridi”.

Incroci e vagli di migliaia piante di piselli e un’attenta analisi statistica dei risultati lo occuperanno dal 1856 al 1864 nell’orto e nella serra del monastero. Il lungo e paziente lavoro verrà coronato dall’identificazione di precise regolarità nell’eredità dei caratteri specifici e dalla conseguente enunciazione delle celebri leggi della dominanza e della segregazione indipendente dei caratteri ereditari: gli attuali principi cardine della genetica. All’epoca l’importanza di tale scoperta non venne però percepita né dai soci della Società di scienze naturali di Brünn presenti alle due conferenze del 1865, né dai destinatari dei 40 estratti dell’articolo che Mendel spedì ai più noti scienziati dell’epoca. Anche perché, nel frattempo, il celebre botanico Karl Von Nägeli di Monaco, osservò nella progenie dei suoi incroci fenomeni di ereditarietà mista e sostanziali scostamenti dai rapporti descritti da Mendel. Fu così che, su consiglio dello stesso Nägeli, Gregor si dedicò ai difficili incroci con le varietà di Hieracium per constatare, con rammarico e un certo stupore, che in effetti le sue leggi non valevano per questa specie. Oggi sappiamo che ciò è dovuto al fatto che Hieracium si riproduce per via apomittica, ma all’epoca ciò confuse la mente di Mendel che, da buon fisico, era alla ricerca di una legge generale. L’elezione ad abate nel 1868, finì per distogliere il geniale monaco dai suoi studi, e la sua scoperta venne presto dimenticata.

Negli anni successivi alla sua morte, avvenuta nel 1884, gli studi di ibridazione continuarono e i citologi scoprirono i cromosomi e i fenomeni delle mitosi e della meiosi. Si crearono pertanto le condizioni per comprendere il calcolo combinatorio alla base dei rapporti matematici riportati nel suo, oggi celebre, articolo. Nella primavera del 1900, quasi contemporaneamente, tre botanici, Hugo De Vries, Carl Correns ed Erich Tschermak, si ritrovarono tra le mani lo scritto di Mendel che confermava e definiva con estrema chiarezza i risultati degli incroci che loro stessi stavano compiendo: tutti si precipitarono a pubblicare i loro studi, e Correns assegnò apertamente a Gregor Mendel il pieno credito della scoperta, intitolando il proprio articolo ‘La legge di G. Mendel sul comportamento della progenie di ibridi varietali’. La genetica mendeliana era nata.

Federico Focher
da Almanacco della Scienza CNR