Trafficanti di virus?

In questi giorni si sta parlando molto di presunti trafficanti di virus, tra cui alcuni professori italiani: scoop giornalistico o polverone mediatico?

Ho appena finito di leggere l’articolo sull’Espresso dedicato al traffico di virus che avrebbe coinvolto anche importanti istituti di ricerca italiani (da qui è possibile scaricare il pdf dell’articolo completo). La prima lettura è stata indubbiamente agghiacciante perché il quadro che ne emerge è veramente desolante. Così come ha destato grande incredulità per me leggere che questa indagine coinvolgerebbe la virologa di fama internazionale Ilaria Capua, che è stata promotrice di una meritoria iniziativa di condividere i genomi virali dell’influenza per favorire la ricerca pubblica. Da quanto si legge, Ilaria Capua e alcuni funzionari dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (Izs) sono stati iscritti nel registro degli indagati per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, all’abuso di ufficio e per il traffico illecito di virus. Ci sarebbero state infatti reiterate spedizioni di virus senza tenere conto delle norme di sicurezza e questo sarebbe stato fatto per interessi economici personali.
Dopo una prima lettura, quando l’attenzione dalla parola virus si sposta alla sigla accanto (ovvero al nome del virus) e si analizza il testo, l’interpretazione dell’articolo cambia molto. Perché? Perché le epidemie italiane cui si riferisce l’indagine raccontata dall’Espresso erano dovute a virus della famiglia H7 e non di H5N1 e quindi di virus non  trasmissibili all’uomo. In diverse parti dell’articolo ci sono frasi relative a virus pericolosi solamente per il pollame, che si miscelano senza soluzione di continuità a parti di testo dedicate a virus trasmissibili anche all’uomo. Si passa dalla produzione di vaccini e frasi di manager di ditte farmaceutiche ad accuse di “presunti allarmi per presunte pandemie” dell’Istituto Superiore di Sanità e questo crea grande confusione in chi legge e che, come accaduto a me, si chiede se questo derivi da una scarsa attenzione di chi ha scritto l’articolo o di chi ha condotto l’indagine. Come la stessa Capua diceva ieri in una brevissima intervista sul Corriere della Sera: “Sono sbigottita, queste ipotesi si basano su errori grossolani che trasformano la realtà.” Il problema è di fatto importante perché se ad avere capito male è il giornalista Lirio Abbate è un conto, ma se l’errore è degli inquirenti tutto questo diventa un assurdo attacco contro una nota scienziata italiana che recentemente ha ricevuto l’Excellence Award 2014 per la microbiologia clinica, premio attribuitole «per l’intensa attività scientifica, con oltre 200 pubblicazioni, e per il ruolo chiave svolto in nella comunità scientifica internazionale, sfidando meccanismi consolidati a favore di nuovi paradigmi e a beneficio della salute pubblica globale».
Come si chiede Luca Carra su Scienza in Rete: “Ma la realtà qual è?”
Tutta la documentazione sulla fornitura di questi ceppi virali – dichiarano a Padova – è conservata presso l’Istituto zooprofilattico. E i corrispettivi per la fornitura dei ceppi sono stati versati all’Istituto e la Capua non ha mai percepito alcun compenso per aver isolato e caratterizzato i ceppi virali in quanto loro proprietà è dell’Istituto e questa attività rientra nei compiti istituzionali.
 
Da un lato sono certo che sarà possibile mettere ordine alle accuse che l’Espresso ha anticipato e sono pronto a giocarmi lo stipendio che le accuse contro Ilaria Capua risulteranno basate sul nulla. Certo colpiscono però i riferimenti ad alcune intercettazioni telefoniche in cui si parla di una consulenza in nero per comprarsi divano e armadio (come l’Espresso scrive a pag. 38) che mi pare servano più a screditare Ilaria Capua agli occhi del pubblico che a rafforzare l’accusa di traffico di virus! Perché quindi una simile operazione contro una scienziata di spicco nominata Grande Ufficiale al merito della Repubblica nel 2012?
A mio avviso, questa accusa è coerente con tante altre italiche vicende (che passano da Stamina al presunto legame tra vaccini e autismo) in cui sembrano emergere “giudici che odiano la scienza”, per citare il titolo di una bellissima inchiesta di Antonino Michienzi.
Sebbene non vi siano dubbi sul fatto che il tangibile miglioramento delle condizioni di vita di cui godono le società moderne si debba al progresso scientifico e tecnologico, oggi ai benefici economici, alimentari, sanitari e sociali guadagnati grazie al lavoro degli scienziati si contrappone una visione della scienza come asservita alle scelte politiche e ai poteri economici. Se per molto tempo ad essere in discussione è stato il governo della scienza nelle società democratiche contemporanee, oggi nel mirino sono finiti gli scienziati delle cui opinioni spesso ci si disinteressa e che vengono sempre più frequentemente descritti come al soldo di lobbies e industrie… per questo però vi sarebbe una soluzione che si chiama finanziamento pubblico alla ricerca!
I fatti sono ben altri, scrive Ilaria Capua sul suo sito, e questo mi ha ricordato le vicende di una altra serie di accuse e condanne… relative al terremoto dell’Aquila di cui si è celebrato da poco il quinto anniversario. Forse ha ragione Salvatore Scarpino quando scrive:
Non è da escludere che in ogni procura sia creato un procuratore aggiunto incari_cato di guardare le stelle e di consultare gli antichi testi del mago Merlino. I tempi son duri, non c’è spazio per le rilassatezze, certi enti pubblici devono sfornare oroscopi e avvisi. Forse i cittadini non saranno più al sicuro, ma avranno una tute_la formale che non serve a nessu_no. La scienza è un optional, ma la magistratura tutto vede e a tutto provvede.
Mauro Mandrioli